Il lago di Monticolo in Alto Adige è indenne dal Koi Herpes Virus (KHV), un virus patogeno che colpisce le carpe provocando alte mortalità. Il riconoscimento è arrivato ad aprile 2020 dalla Comunità Europea prima, e dal Ministero della Salute poi, che hanno dichiarato l’intero compartimento lacustre ufficialmente indenne dalla malattia, primo caso in Italia e in Europa di lago KHV-free.
Il programma di sorveglianza della malattia nelle carpe è durato due anni (2018-2019) e ha permesso di raggiungere questo importante traguardo grazie all’impegno dei ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e alla sinergia con le varie realtà istituzionali, sanitarie e produttive del territorio. I risultati e i dettagli del progetto sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Preventive Veterinary Medicine.
La moria anomala nel lago di Caldaro
Tutto è cominciato nell’estate del 2016 nel lago di Caldaro (Kalterer See), poco distante dalla zona di Monticolo, dove si è verificato un episodio di elevata ed anomala mortalità nella popolazione di carpe comuni (Cyprinus carpio). Le indagini effettuate hanno condotto all’identificazione di Cyprinid Herpes Virus-3 (CyHV-3, anche detto Koi Herpes Virus – KHV) come agente eziologico di tale evento.
Questo episodio ha messo in evidenza non solo la carenza di dati documentati riguardo le potenziali patologie ittiche in Alto Adige, ma anche, in particolare, l’assenza di informazioni su presenza e diffusione di agenti virali patogeni per i ciprinidi. È stato ritenuto quindi opportuno, oltre che necessario, attuare un programma di sorveglianza, definito dagli addetti ai lavori come “Progetto carpe”, finalizzato a registrare e monitorare la situazione epidemiologica locale, riservando particolare attenzione a C. carpio.
Un primo passo per la salvaguardia della fauna ciprinicola locale era stato già compiuto dalla Provincia Autonoma di Bolzano nel 2017 con la costruzione di un incubatoio dedicato; successivamente, l’implementazione del progetto ha consentito di tutelare l’intero ecosistema dal punto di vista sanitario.
Come si è arrivati allo status KHV-free
Due gli obiettivi principali che hanno caratterizzato il progetto: ottenere dati utili ai fini di un’indagine epidemiologica inerente i principali patogeni virali dei ciprinidi in Alto Adige; attuare un programma di sorveglianza per CyHV-3/KHV secondo la Decisione di Esecuzione (UE) 1554/2015, in modo da ottenere la dichiarazione di indennità (categoria I) per la malattia.
L’iter per ottenere lo status KHV-free si è basato sul rigoroso rispetto delle indicazioni comunitarie. Il riconoscimento a livello locale, nazionale e internazionale dello stato sanitario del compartimento ha consentito così di ottenere la necessaria indipendenza di natura economica e gestionale: la presenza dell’incubatoio permette infatti di non dovere più acquistare da fuori Provincia giovani individui per il ripopolamento e, come valore aggiunto, consente anche di certificare come indenni da KHV gli individui presenti al suo interno.
Nel corso dei due anni di sorveglianza sono sempre state rispettate e documentate le norme di biosicurezza, così come le modalità per eseguire il corretto campionamento e le analisi di laboratorio. La biosicurezza è stata garantita mediante la presenza di strutture e recinzioni per circoscrivere l’area e impedire l’introduzione esterna di individui non controllati, l’utilizzo di reti anti uccelli ittiofagi, la pulizia e la disinfezione del materiale a contatto con la popolazione ciprinicola del compartimento. L’attività di campionamento è avvenuta durante i periodi idonei in cui il range di temperature dell’acqua consente di effettuare i prelievi per l’eventuale individuazione del virus, nel rispetto dell’ecosistema, sia naturale che artificiale. Infine gli esami di laboratorio sono stati svolti secondo procedure analitiche standardizzate.
Il lavoro è stato intenso, lungo e non privo di sforzi, ma è sempre stato portato avanti con grande impegno, entusiasmo e professionalità da tutte le parti coinvolte: i risultati ottenuti al termine dei due anni previsti dalla Decisione Comunitaria hanno ripagato per tutto il lavoro compiuto. Questo risultato è stato il primo traguardo raggiunto, ma non dev’essere certo l’ultimo; esso è infatti lo stimolo per la continua attività di monitoraggio finalizzata al mantenimento dello stato sanitario ottenuto.
Il programma è stato interamente finanziato dalla Provincia Autonoma di Bolzano e ha visto la collaborazione tra l’IZSVe (sezione di Bolzano per la parte gestionale e sul campo, Centro di referenza nazionale per le malattie di pesci, molluschi e crostacei per quella analitica), l’Ufficio Caccia e Pesca e i Servizi Veterinari provinciali, l’Associazione pescatori di Appiano e anche il Dipartimento di medicina ittica dell’Università di Vienna.
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