Le api, sia selvatiche che allevate, svolgono un ruolo fondamentale per la biodiversità e la sicurezza alimentare, grazie alla loro attività di impollinazione, da cui dipende circa il 75% delle colture mondiali. Sebbene l’apicoltura gestita rappresenti un prezioso supporto per l’agricoltura, alcuni studi stanno approfondendo le possibili interazioni con le popolazioni di api selvatiche, al fine di garantire un equilibrio sostenibile tra esigenze produttive e tutela degli ecosistemi. La questione è complessa: le api mellifere sono un elemento chiave per l’impollinazione agricola, ma recenti studi stanno valutando come possano interagire con le api selvatiche in termini di condivisione di risorse.
Lo studio sull’isola di Giannutri

Le api mellifere sono un elemento chiave per l’impollinazione agricola e hanno un ruolo importante per la biodiversità; ma recenti studi stanno valutando come possano interagire con le api selvatiche in termini di condivisione di risorse. Secondo uno studio condotto sull’isola di Giannutri, la temporanea rimozione delle api allevate ha favorito un netto miglioramento nella presenza e attività delle api selvatiche, suggerendo che l’elevata densità di api mellifere consuma la maggior parte delle risorse, impoverendo l’habitat delle specie selvatiche.
Un esempio emblematico è rappresentato da uno studio condotto sull’isola di Giannutri (2,6 km²), utilizzata come contesto sperimentale ideale. In quest’isola, dal 2018, durante il periodo marzo-giugno venivano introdotti 18 alveari portando la densità a circa 7 arnie/km² (la media europea si attesta a circa 4,2 arnie/km²). Lo scopo dello studio era valutare la competizione trofica tra specie nelle fasi di impollinazione.
Durante la stagione di foraggiamento delle api selvatiche, i ricercatori hanno bloccato gli ingressi degli alveari per 11 ore al giorno, impedendo alle api mellifere di uscire, per osservare come cambiassero le condizioni per le specie selvatiche Anthophora dispar (ape solitaria) e Bombus terrestris (bombo)
I risultati hanno dimostrato che la temporanea rimozione delle api allevate ha favorito un netto miglioramento nella presenza e attività delle api selvatiche in termini di:
- aumento della disponibilità di nettare e polline;
- aumento dell’attività delle api selvatiche;
- aumento dell’assunzione di nettare e ottimizzazione dei tempi di ricerca.
L’assenza temporanea di api mellifere ha aumentato significativamente le risorse floreali, consentendo alle api selvatiche di ottimizzare il foraggiamento. Inoltre, il monitoraggio lungo quattro anni ha evidenziato un drastico calo dell’80% circa per entrambe le specie target, suggerendo che l’elevata densità di api mellifere consuma la maggior parte delle risorse, impoverendo l’habitat delle specie selvatiche. Questo caso ha dimostrato come l’eccessiva densità di api mellifere possa alterare l’equilibrio ecologico locale.
Avviare politiche di coesistenza

I risultati ottenuti in contesti insulari come Giannutri offrono indicazioni utili, ma non sono automaticamente estendibili a tutti gli ambienti. Sulla base delle evidenze disponibili, il CRN per l’apicoltura sta avviando approfondimenti in contesti continentali diversificati per valutare in modo sperimentale la competizione trofica tra api selvatiche e api allevate, nell’ottica di individuare un equilibrio tra le esigenze ecologiche e quelle socioeconomiche.
I risultati ottenuti in contesti insulari come Giannutri offrono indicazioni utili, ma non sono automaticamente estendibili a tutti gli ambienti.
Il Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ritiene prioritario evitare semplificazioni e lavorare per una coesistenza tra api allevate e selvatiche fondata su dati solidi e su una gestione territoriale calibrata. Solo con un approccio integrato e partecipato potremo assicurare che la convivenza tra api allevate e api selvatiche sostenga, insieme, ecosistemi in salute e un’agricoltura resiliente.
Il CRN per l’apicoltura invita apicoltori, associazioni, ricercatori, amministrazioni e responsabili di aree protette a contribuire nell’avviare un processo di co-creazione di politiche pubbliche basate su evidenze scientifiche, nell’ottica di individuare un equilibrio tra le esigenze ecologiche e quelle socioeconomiche, evitando restrizioni generalizzate che potrebbero danneggiare l’apicoltura senza reali benefici per la biodiversità.
Sulla base delle evidenze disponibili, il CRN per l’apicoltura sta avviando approfondimenti in contesti continentali diversificati per valutare in modo sperimentale la competizione trofica tra api selvatiche e api allevate.