Fare l’autostop è uno dei modi più pratici ed economici per spostarsi da un luogo a un altro. Lo sanno bene zecche e zanzare che di questa abitudine hanno fatto una filosofia di vita. Quello che non sanno è che spesso viaggiano con un bagaglio di patogeni che nel nuovo ambiente, magari a migliaia di chilometri di distanza, possono trovare condizioni favorevoli per diffondersi.
Una malattia viene definita in genere emergente quando presenta una prevalenza più elevata di quanto sia prevedibile in base alle nostre conoscenze. Includiamo nelle malattie emergenti quelle “nuove”, causate da patogeni sconosciuti, ma anche quelle causate da patogeni già esistenti che diffondono in nuove aree. Una malattia è invece ri-emergente quando la sua prevalenza torna ad aumentare dopo periodi più o meno lunghi di bassa endemia. Vediamo alcuni esempi che interessano l’Italia e in particolare il territorio del Nordest.
Patogeni già noti che diventano endemici
Un patogeno che viene introdotto in un ambiente per la prima volta e riesce a trasmettersi da un ospite all’altro, può causare un focolaio o una vera e propria epidemia: è il caso del virus Chikungunya, trasmesso dalla zanzara tigre (Aedes albopictus), responsabile di due importanti epidemie umane, in Emilia-Romagna nel 2007 e in Lazio nel 2017. Questo virus, insieme ad altri come il virus Dengue, arriva tutti gli anni anche nel Nordest, veicolato da persone che rientrano da paesi endemici. Ma la risposta del servizio sanitario, che procede a disinfestazioni di emergenza attorno al caso umano, ha finora prevenuto l’insorgenza di focolai.
Una diversa evoluzione ha avuto invece l’introduzione del virus West Nile in Veneto, trasmesso dalla zanzara comune notturna (Culex pipiens). Questo virus è arrivato con gli uccelli migratori dall’Africa ed è emerso con focolai negli animali e nell’uomo nel 2008, per poi non lasciarci più, trovando in loco condizioni ideali per la sua sopravvivenza. Quindi da patogeno emergente è divenuto endemico.
Un altro esempio è rappresentato dalla leishmaniosi canina, malattia causata da un parassita e trasmesso da pappataci (Phlebotomus spp.), che ritenevamo un problema del Sud. Una volta emersa negli anni ’90 con focolai autoctoni, si è poi espansa nelle aree collinari e pedemontane del Veneto, diventando endemica.
Le malattie trasmesse da vettori sono spesso caratterizzate da variazioni anche considerevoli di prevalenza, complici il clima, le variazioni di densità degli ospiti animali (reservoir) ed altri fattori legati all’uomo. È il caso delle malattie trasmesse da zecche, la cui dinamica è talmente complessa da subire fluttuazioni di presenza e prevalenza quasi continue nel vettore e di conseguenza nell’uomo, per cui ciclicamente assistiamo ad un aumento di casi umani di malattia di Lyme o TBE (encefalite da zecche) in determinate zone del nostro territorio. Il Nordest rimane comunque l’area a più alta incidenza di casi umani di Lyme e TBE d’Italia.
Nuovi patogeni: Borrelia miyamotoi
E i patogeni nuovi come vengono scoperti? Ad esempio utilizzando tecniche molecolari innovative che permettono di caratterizzare tutti i microrganismi contenuti in un campione. È il caso di Borrelia miyamotoi, identificata per la prima volta nel 2016 nella zecca dei boschi (Ixodes ricinus) nell’Italia nord-orientale ed occidentale. Questa Borrelia è stata scoperta nel 1994 in Giappone ed è emergente in Europa e negli USA, dove si sono registrati numerosi casi umani. Borrelia miyamotoi causa nell’uomo una febbre ricorrente e il suo ritrovamento nel nostro territorio suggerisce di considerare questo batterio nella diagnosi differenziale delle altre malattie trasmesse da zecche.
Ma quindi B. miyamotoi è un patogeno nuovo per il Nordest? In realtà no, perché indagini retrospettive, eseguite su DNA di zecche preservato nei nostri congelatori, hanno permesso di stabilire che questo batterio è presente almeno dal 2007, con basse prevalenze, ma con ampia distribuzione in tutto il territorio veneto.
Il Nordest non è solo caratterizzato dalla presenza ed emergenza di patogeni trasmessi da vettori, ma anche dall’introduzione di nuovi vettori, che portano con sé nuove possibilità di trasmissione. Attualmente sono tre le zanzare invasive che si sono stabilite in quest’area: la ormai ben conosciuta zanzara tigre (Aedes albopictus), la zanzara coreana (Aedes koreicus) e quella giapponese (Aedes japonicus), queste ultime due in rapida espansione.
Il quadro è abbastanza complesso e molti sono i fattori che determinano la comparsa di nuovi patogeni: climatici, economici, sociali. In generale la globalizzazione ha favorito la diffusione di nuove malattie anche alle nostre latitudini. Fermare l’autostop dei vettori sarà cosa impossibile, ma l’alleanza di ricercatori, sanità pubblica e cittadini può rendere un po’ più difficile la loro permanenza e ridurne la pericolosità.