Alcune larve del parassita Sulcascaris sulcata sono state trovate in cappesante (Pecten jacobaeus) e canestrelli freschi (Aequipecten opercularis) pescati nell’Alto Adriatico. Si tratta della prima identificazione di ospiti intermedi del parassita in questa zona. I campioni sono stati inviati e analizzati nei laboratori del Centro specialistico ittico (CSI) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), a seguito di regolari ispezioni da parte dei Servizi sanitari territoriali.
Lo studio dell’IZSVe è stato condotto in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova, ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Veterinary Science.
Nuovi ospiti intermedi
S. sulcata è un parassita nematode delle tartarughe marine, che raggiunge una prevalenza d’infestazione del 30% nelle tartarughe comuni (Caretta caretta) dell’Alto Adriatico, in grado di causare in questo ospite gastriti ulcerative anche severe.
Tale parassita, appartenente alla famiglia Anisakidae, non è mai stato descritto prima in bivalvi nei mari italiani, ma solamente in tartarughe marine che fungono da ospite definitivo. Il ciclo biologico di S. sulcata era stato chiarito nelle acque australiane e americane, dimostrando la capacità di questa specie di infettare una vasta gamma di ospiti intermedi, come molluschi bivalvi e gasteropodi, che compongono la dieta delle tartarughe C. caretta.
Identificazione di specie e parentele genetiche
Le larve vitali dei nematodi sono state osservate all’interno del muscolo adduttore dei bivalvi; in base alle caratteristiche morfologiche i ricercatori hanno dapprima ipotizzato che i parassiti appartenessero alla specie S. sulcata, per poi procedere all’identificazione definitiva mediante analisi biomolecolari.
Ulteriori analisi filogenetiche hanno rivelato una similarità genetica tra tutti i campioni raccolti ed è stato osservato l’assenza di cluster geografici diversi tra parassiti adulti raccolti nel mare Adriatico e nel mar Tirreno; il successivo confronto filogenetico con altri membri della famiglia Anisakidae ha dimostrato che S. sulcata forma un cluster monofiletico (gruppo separato) chiaramente distinto.
Nessun rischio per i consumatori, qualcuno per il commercio
Ad oggi non sono segnalati casi di infestazione nell’uomo da S. sulcata. L’ospite definitivo, la tartaruga marina, è un animale eterotermo e questo fa pensare a un adattamento del parassita a tessuti con temperature inferiori a quelle dei mammiferi. Inoltre, poiché le cappesante vengono in genere consumate cotte, la larva resiste a 37° C solo per poche ore, pertanto la possibilità che questa possa infettare l’uomo è alquanto remota.
La normativa europea e nazionale sul consumo di prodotti della pesca e dell’acquacoltura contenenti eventuali parassiti, prevede la possibilità di consumare prodotto crudo solo se preventivamente congelato oppure opportunamente trattato con altri sistemi di provata efficacia – salvo in pesci allevati con garanzie particolari (Reg. UE 1276/2011; Decreto MINSAL 17/07/2013). Il legislatore considera tuttavia solo pesci e cefalopodi, senza alcun riferimento ad altri animali acquatici, quali i molluschi bivalvi.
In via precauzionale la cottura è sempre una buona pratica nel caso di molluschi bivalvi, ma alla luce della globalizzazione crescente e con la diffusione di nuove tendenze gastronomiche (es. sushi), sarebbe auspicabile un aggiornamento della normativa per il trattamento dei molluschi in caso di consumo crudo.
Rimane comunque il problema del deprezzamento del prodotto parassitato, in quanto una volta incistato il nematode a livello del muscolo adduttore, la zona tende a pigmentarsi di colore marrone chiaro, per la presenza del protozoo aplosporidio Urosporidium spisuli, in associazione alle larve. Inoltre, in caso di infestazione massiva delle cappesante, così come stabilito per i pesci infestati da anisakis, il prodotto non può essere commercializzato.
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