Salmonella è una delle principali cause di tossinfezione alimentare nell’uomo, seconda in Europa solo al Campylobacter. Nel 2016 i casi di salmonellosi nell’uomo segnalati nella UE sono stati 94.530, di cui 4.138 in Italia, con una tendenziale diminuzione nel nostro paese nell’ultimo decennio. Delle oltre 2.000 varianti (sierotipi) di salmonella esistenti, i ceppi più frequenti nell’uomo e negli animali sono due: Salmonella Enteritidis e Salmonella Typhimurium. Tuttavia, negli ultimi anni stanno emergendo sierotipi che per tipologia e diffusione hanno suscitato un certo interesse dal punto di vista epidemiologico.
Il primato della variante monofasica di S. Typhimurium in Italia
S. Typhimurium e variante monofasica di S. Typhimurium rappresentano i primi due sierotipi isolati da matrici veterinarie (animali e alimenti) in Italia. A confermarlo è uno studio recentemente pubblicato dal Centro di referenza nazionale per le salmonellosi sulla sorveglianza di Salmonella a livello nazionale nel periodo 2002-2013. La variante monofasica è emersa agli inizi degli anni Duemila ed è progressivamente aumentata fino a sorpassare S. Typhimurium nel 2011, diventando così il primo sierotipo isolato in Italia sia dall’uomo che da matrici veterinarie (animali e alimenti).
Il successo epidemiologico della variante monofasica è peculiare del nostro paese e di pochi altri, dal momento che generalmente in Europa il sierotipo più isolato rimane S. Enteritidis. Inoltre, questo sierotipo è all’origine anche di numerosi episodi di malattia alimentare verificatisi negli ultimi anni in diversi paesi europei ed extraeuropei, mentre le evidenze epidemiologiche dimostrano una stretta correlazione con la filiera suina.
Geni di resistenza ai metalli pesanti nella variante monofasica di S. Typhimurium
Le sorprese della variante monofasica di S. Typhimurium non finiscono qui. I ricercatori del Centro di referenza nazionale per le salmonellosi hanno osservato che tra gli isolati di questo sierotipo sono diffusi caratteri genici responsabili di resistenza ai metalli pesanti. Alcuni metalli vengono infatti somministrati come micronutrienti (zinco, rame, ecc.) e recentemente hanno trovato largo impiego nelle diete dei suini, sia per l’effetto antibatterico come alternativa agli antibiotici, sia per l’effetto positivo in termini di incremento ponderale degli animali.
Lo studio si poneva l’obiettivo di identificare i caratteri genici che potessero giustificare la rapida e progressiva diffusione di variante monofasica di S. Typhimurium. I ricercatori hanno perciò caratterizzato il genoma di 50 ceppi isolati in Italia nel periodo 2010-2016, mediante Whole Genome Sequencing (WGS), riscontrando resistenze ai metalli pesanti, più frequenti nei ceppi isolati dopo il 2011, un dato che indica un aumento progressivo di tale fenomeno.
Variante monofasica di S. Typhimurium, dall’Italia al Giappone
La presenza della variante monofasica di S. Typhimurium non è un fenomeno limitato solo all’Europa ma ha un’estensione globale. Il confronto tra una selezione di ceppi italiani e giapponesi, di origine bovina e suina, ha mostrato che quelli con caratteri genetici sovrapponibili erano presenti nelle due collezioni geograficamente distinte, a conferma della notevole diffusione geografica di specifiche linee genetiche appartenenti a questo sierotipo. Lo studio, che ha coinvolto il Centro di referenza nazionale per le salmonellosi, era finalizzato alla caratterizzazione di un’ampia collezione di ceppi della variante monofasica isolati in Giappone.
Lo strano caso di S. Napoli, un sierotipo differente
Un ultimo sierotipo di particolare interesse epidemiologico è S. Napoli, responsabile di circa il 6% dei casi umani riportati in Italia nel periodo 2011-2015. Tra le sue caratteristiche distintive vi è la localizzazione geografica, dal momento che esso viene segnalato in Italia e in pochi altri paesi europei. Inoltre, a differenza degli altri sierotipi di Salmonella, che generalmente trovano nei serbatoi animali le principali fonti di infezione per l’uomo, S. Napoli viene isolata raramente da animali e alimenti.
Da uno studio epidemiologico condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per le salmonellosi, è emerso che le principali fonti di infezione da S. Napoli sono le acque superficiali e la contaminazione ambientale. In questo caso, sarebbero gli alimenti di origine vegetale ad avere un ruolo importante nella trasmissione di questo sierotipo.
Tutti gli studi condotti e sopra descritti dimostrano l’importanza di una raccolta capillare di dati epidemiologici a livello nazionale al fine di identificare situazioni di particolare rilievo, che devono essere ulteriormente approfonditi nell’ambito di studi specifici.
Per approfondire
- Mancin M, Barco L, Losasso C, Belluco S, Cibin V, Mazzucato M, Bilei S, Carullo MR, Decastelli L, Di Giannatale E, D’Incau M, Goffredo E, Lollai S, Piraino C, Scuota S, Staffolani M, Tagliabue S, Ricci A. Salmonellaserovar distribution from non-human sources in Italy; results from the IT-Enter-Vet network.Vet Rec. 2018 Jul 14;183(2):69. doi: 10.1136/vr.104907.
- Mastrorilli E, Pietrucci D, Barco L, Ammendola S, Petrin S, Longo A, Mantovani C, Battistoni A, Ricci A, Desideri A, Losasso C. A Comparative Genomic Analysis Provides Novel Insights Into the Ecological Success of the Monophasic SalmonellaSerovar 4,[5],12:i: Front Microbiol. 2018 Apr 17;9:715. doi: 10.3389/fmicb.2018.00715.
- Arai N, Sekizuka T, Tamamura Y, Tanaka K, Barco L, Izumiya H, Kusumoto M, Hinenoya A, Yamasaki S, Iwata T, Watanabe A, Kuroda M, Uchida I, Akiba M. Phylogenetic Characterization of Salmonella enterica Serovar Typhimurium and Its Monophasic Variant Isolated from Food Animals in Japan Revealed Replacement of Major Epidemic Clones in the Last 4 Decades. J Clin Microbiol. 2018 Apr 25;56(5). pii: e01758-17. doi: 10.1128/JCM.01758-17.
- Sabbatucci M, Dionisi AM, Pezzotti P, Lucarelli C, Barco L, Mancin M, Luzzi I. Molecular and Epidemiologic Analysis of Reemergent Salmonella enterica Serovar Napoli, Italy, 2011-2015. Emerg Infect Dis. 2018 Mar;24(3):562-565. doi: 10.3201/eid2403.171178.