Cibo etnico: caratteristiche e abitudini dei consumatori italiani

Il consumo di cibo etnico è molto diffuso in Italia. Secondo i dati della Fondazione Leone Moressa ci sono oltre 50.000 tra ristoranti e take-away diffusi su tutto il territorio nazionale.

Sushi, tacos, kebab, tandoori. Chi per una volta non si è lasciato avvolgere dai sapori e dai profumi della cucina etnica? Mangiare “etnico” era un’autentica novità negli anni ’90, quando a farla da padrone erano pochi ristoranti cinesi e qualche fast food a stelle e strisce.

Oggi le cose sono un po’ diverse: l’offerta è molto ampia, l’etnico è diventato ormai una moda. Ma la curiosità di provare un piatto esotico rimane. Fra ristoranti, street food, e chef stellati, l’imprenditoria straniera della ristorazione conta in Italia quasi 50.000 ristoranti etnici (dati Fondazione Leone Moressa, 2012) e il numero sembra destinato a crescere.

Il tema del cibo e della cucina proveniente da tutto il mondo ha ricevuto un’ampia eco mediatica. Merito della globalizzazione, che ha favorito i flussi di persone e di tradizioni gastronomiche diverse dalle nostre; ma anche di Expo, la grande vetrina sull’alimentare ospitata quest’anno a Milano.

Non solo nuovi ingredienti, ricette e diverse modalità di preparazione: il cibo etnico è fortemente legato all’identità, alla tradizione e alla cultura di paesi e popoli diversi.

Ma qual è l’atteggiamento dei consumatori italiani nei confronti dei cibi etnici? E chi è il consumatore di cibi etnici in Italia?

La ricerca IZSVe

Sicurezza alimentare del cibo etnico

Conoscere le caratteristiche del consumo di cibi etnici è importante per collocare il tema della sicurezza alimentare di questi alimenti in una cornice sociologica.

L’Osservatorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha realizzato una ricerca con l’obiettivo di studiare le caratteristiche dei consumatori di prodotti etnici nel contesto italiano.

Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricerca “Ristorazione etnica e sicurezza alimentare: problematiche microbiologiche, reazioni avverse, frodi e percezione del rischio da parte del consumatore finale” finanziato dal Ministero della Salute (RC 17/12).

Conoscere queste dinamiche è importante non solo per fotografare un fenomeno sociale ma soprattutto per collocare il tema della sicurezza alimentare in una cornice sociologica. L’indagine infatti è parte di una ricerca più ampia che ha l’obiettivo di conoscere la percezione del rischio da parte dei consumatori e di verificare i requisiti igienico-sanitari nel settore della ristorazione etnica.

I dati, raccolti da un campione di 1.317 intervistati, mostrano che il consumo di cibo etnico è piuttosto diffuso. L’etnico piace e la tendenza è in crescita, e gli italiani preferiscono soprattutto la cucina araba, cinese e giapponese.

I dati sul consumo in Italia

L’identikit del consumatore italiano

Dallo studio emerge che il consumatore di cibo etnico in Italia è soprattutto donna, lavoratrice, sopra i 35 anni, con figli, residente al nord, con un livello di istruzione medio-alto. Sono infatti le donne (52,5%) ad amare l’etnico più degli uomini (47,5%).

Il consumo di cibo etnico in Italia

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La frequenza con cui si mangia etnico

  • L’84,7% degli intervistati ha dichiarato di aver mangiato cibo etnico almeno una volta, contro il 15,3% che non lo ha mai provato.
  • L’etnico piace e la tendenza è in crescita. Il 57,5% ha aumentato il consumo negli ultimi cinque anni, mentre per il 31,7% è rimasto lo stesso e per il 10,8% è diminuito.
  • Circa uno su tre mangia etnico qualche volta al mese (29,5%), la maggior parte qualche volta all’anno (45,1%).

Dove e cosa si mangia

L’etnico non si mangia solo fuori casa, una delle ultime tendenze è di prepararlo direttamente fra le mura domestiche. Il 75% dichiara di acquistare prodotti alimentari etnici, e lo fa soprattutto in supermercati della grande distribuzione (48,3%) o in piccoli negozi alimentari gestiti da stranieri (17,2%).

Quali prodotti si comprano di più? Quelli della cucina cinese o giapponese (38,8%), seguiti dalla messicana/latino-americana (25,7%), araba/mediorientale (14,2%), del sud-est asiatico (10,6%) e infine africana (5,4%). A casa si cucinano soprattutto cous cous, riso cantonese e sushi.

Perché si mangia etnico

Perché si mangia etnico

Con un costo relativamente contenuto, il piatto etnico è anche un valido diversivo “anti-crisi” alla portata di tutti.

Con un costo relativamente contenuto, il piatto etnico è anche un valido diversivo “anti-crisi” alla portata di tutti, considerando che più della metà del campione arriva a fine mese con qualche difficoltà (51,4%). Le motivazioni per cui si mangia etnico sono infatti diverse: sicuramente per mangiare qualcosa di diverso (51,4%), ma anche per ragioni culturali (31,1%) ed economiche (7,4%).

Come si viene invece a contatto con la cucina etnica? Principalmente tramite famigliari e amici (50,4%) o da viaggi in paesi stranieri (24,5%).

In conclusione, la fotografia mostra che l’accettazione e la diffusione di nuove abitudini alimentari fra la popolazione italiana dipende da una crescente disponibilità di ristoranti e negozi etnici.

Esistono tuttavia altri fattori – che richiedono opportuni approfondimenti – che possono influenzare le scelte alimentari, come gli scambi turistici con paesi stranieri, le richieste di consumatori sempre più esigenti in fatto di varietà degli alimenti, l’atteggiamento esplorativo e ludico nei confronti del cibo, in particolare per alcune fasce di popolazione come i più giovani.

Approfondimenti

Trovi ulteriori informazioni sulle attività di ricerca sociale dell’Osservatorio IZSVe sui temi della percezione e della comunicazione del rischio alimentare alla pagina:

Il consumo di cibo etnico in Italia