Prima survey in Italia sugli alimenti acquistati online, un terzo non riporta le etichette nutrizionali

Negli ultimi anni la vendita online di generi alimentari ha visto una rapida crescita. Se dapprima poteva sembrare una moda diffusa soprattutto tra i giovani lavoratori in cerca di comodità e consegne rapide, le misure di contenimento sociale dovute al COVID-19 hanno accelerato il fenomeno, facendo registrare un massiccio spostamento dei consumatori dai normali supermercati alla spesa online e alla consegna a domicilio. E se la tecnologia modifica le nostre abitudini di acquisto e consumo verso soluzioni più veloci, non deve però venir meno la tutela della salute dei consumatori.

Come già accade per i negozi fisici, anche per l’e-commerce la presenza di etichette nutrizionali sugli alimenti preconfezionati è obbligatoria. L’accuratezza delle informazioni riportate in etichetta è fondamentale per guidare le scelte alimentari dei consumatori e prevenire le malattie croniche legate agli alimenti.

e-commerce alimenti

Come già accade per i negozi fisici, anche per l’e-commerce la presenza di etichette nutrizionali sugli alimenti preconfezionati è obbligatoria. Un recente indagine del Laboratorio di chimica sperimentale dell’IZSVe, ha verificato la veridicità delle etichette nutrizionali di prodotti alimentari acquistati online utilizzando la spettroscopia nel vicino infrarosso (NIR). Su un campione di 103 prodotti alimentari venduti su una nota piattaforma e-commerce, ben il 35% dei prodotti trasformati non recava etichette nutrizionali sulla confezione. Inoltre, il 35,8% dei campioni su cui è stato possibile eseguire le analisi ha mostrato almeno un valore fuori dai limiti di tolleranza dell’UE.

Un recente indagine del Laboratorio di chimica sperimentale – SCS8 dell’IZSVe, pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Near Infrared Spectroscopy, ha verificato la veridicità delle etichette nutrizionali di prodotti alimentari acquistati online utilizzando la spettroscopia nel vicino infrarosso (NIR), allo scopo di valutare se le dichiarazioni dei valori riportati sulle etichette fossero corrette e conformi ai limiti di tolleranza dell’UE.

I numeri

Su un campione di 103 prodotti alimentari (80 alimenti trasformati e 23 non trasformati) venduti su una nota piattaforma e-commerce, a sorpresa ben il 35% dei prodotti trasformati non recava etichette nutrizionali sulla confezione.

I campioni di cui è stato possibile verificare le etichette appartenevano a 53 diversi prodotti alimentari, suddivisi tra carni, formaggi e pesce, e sono stati valutati sperimentalmente 8 valori nutrizionali (energia kcal, energia kJ, grassi totali, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine, sali), per un totale di 424 misurazioni.

Il confronto dei valori sperimentali con quelli riportati in etichetta ha mostrato che circa il 74,5% dei valori dichiarati era congruente con i dati sperimentali, l’11,3% era leggermente al di fuori dai limiti di tolleranza, il 7,5% era fuori dai limiti di tolleranza, mentre il 6,6% era assolutamente infondato.  Riassumendo, il 35,8% dei campioni ha mostrato almeno un valore fuori dai limiti di tolleranza. In particolare i grassi saturi erano i valori che si presentavano con più frequenza al di fuori delle tolleranze previste dalla normativa UE

Problemi aperti

La maggior parte dei prodotti analizzati proveniva da piccoli produttori di carne e prodotti lattiero-caseari che vendono principalmente in loco e che hanno iniziato da poco la distruzione dei loro prodotti su piattaforme online. Non sono stati invece riscontrati errori nei pochi campioni provenienti da grandi aziende maggiormente strutturate (es. Gdo). Lo studio fornisce pertanto un quadro della presenza/assenza delle informazioni nutrizionali, la loro completezza, coerenza o conformità negli alimenti acquistati su siti di e-commerce, e mette in luce le incongruenze che si possono incontrare nei prodotti di produzione locale.

Come sostiene Roberto Piro, direttore della SCS8 – Valorizzazione delle produzioni alimentari e autore senior dello studio, “il recente utilizzo dell’e-commerce per i prodotti alimentari ha avuto un notevole sviluppo, ma a questa rapida introduzione di nuovi canali di vendita non ha corrisposto un adeguato livello di formazione e informazione degli operatori”.

Infatti i produttori alimentari indipendenti, che vendono i loro prodotti online, dovrebbero avere maggiore consapevolezza di quanto richiesto dalla legislazione e le grandi piattaforme di e-commerce dovrebbero impegnarsi a fornire le caratteristiche nutrizionali di tutti i prodotti alimentari.

Infine dall’indagine emergono altri aspetti relativi all’organizzazione dei controlli. Poiché le autorità sanitarie responsabili della sicurezza alimentare sono territoriali, mentre il commercio online non ha limiti, rimane aperta la questione di quale organismo controllerà gli alimenti prodotti in una determinata regione e venduti in tutta Italia.

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