Alla fine del 2019 la Polonia ha segnalato il primo focolaio da virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità H5N8 in un allevamento di tacchini da carne, in cui si è registrato il 100% di mortalità. Da allora sono stati registrati numerosi altri focolai in Europa, dapprima nella stessa Polonia, e subito dopo in Ungheria, Slovacchia, Romania e Repubblica Ceca. Focolai sono stati segnalati anche in Ucraina.
Sebbene le indagini epidemiologiche siano ancora in corso, i principali responsabili della diffusione di questo virus sembrano essere ancora una volta gli uccelli migratori che si spostano da un paese all’altro, o anche da un continente all’altro, per cercare cibo e luoghi idonei per la riproduzione. Le migrazioni sono fortemente condizionate dalle temperature e per questo è difficile stabilire con esattezza come e quando si verificano. Quest’anno le alte temperature registrate in Europa e in Asia nei mesi di novembre e dicembre hanno ritardato gli spostamenti di molte specie di uccelli verso aree dal clima più mite e con essi i casi di influenza aviaria che in passato si erano registrati già in autunno.
A seguito dei casi identificati nel nord-est Europa all’inizio di quest’anno, il Ministero della Salute ha definito delle misure straordinarie per contrastare il potenziale ingresso del virus H5N8 negli allevamenti avicoli italiani.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (ZSVe), sede del Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria, segue costantemente l’evoluzione dell’epidemia in Europa fornendo supporto diagnostico ai laboratori dei paesi interessati. Grazie alla rete di collaborazioni internazionali, l’IZSVe ha potuto studiare le caratteristiche di questo virus scoprendo che per la prima volta si sta diffondendo in Europa un ceppo di origine africana, diverso da quelli circolati in passato nel continente euroasiatico. Lo studio del genoma ha confermato l’alta virulenza per il pollame ma ha fortunatamente messo in evidenza che questo virus non possiede attualmente nessuna caratteristica che lo rende in grado di infettare facilmente l’uomo.
Gli Stati membri hanno recentemente sostenuto all’unanimità una proposta della Commissione Europea che ha consolidato le misure di controllo istituite in seguito ai recenti focolai. Le misure mirano a proteggere il resto dell’UE e i paesi terzi garantendo il proseguimento degli scambi commerciali in modo sicuro senza compromettere lo stato sanitario dell’UE. Tali decisioni sono generalmente riconosciute dai paesi terzi, che importano da paesi non interessati dalla malattia, come l’Italia.