La mortalità delle api (Apis mellifera) è un fenomeno che si acuisce soprattutto in primavera e che rischia di compromettere la fondamentale funzione ecologica di questi insetti impollinatori per l’intero ecosistema.
Un’indagine di campo del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie nell’ambito di alcune morie riscontrate ha rilevato la presenza, in campioni di api morte, di residui di pesticidi e di alcuni virus delle api. Le infezioni virali potrebbero peggiorare l’impatto già negativo dei pesticidi sulla salute delle api, mettendo ulteriormente in pericolo la sopravvivenza delle colonie.
Lo studio è stato effettuato su 94 campioni, provenienti dal Nord-est dell’Italia e raccolti durante la primavera 2014, prendendo in considerazione 150 principi attivi e 3 virus delle api. Lo studio è pubblicato su Journal of Apicultural Research. I ricercatori hanno riscontrato la presenza di almeno un principio attivo nel 72,2% dei campioni (api morte). Gli insetticidi sono i più abbondanti (59,4%), principalmente quelli appartenenti alla classe dei neonicotinoidi (41,8%), seguiti da fungicidi (40,6%) e acaricidi (24,1). Gli insetticidi più frequentemente rilevati sono rappresentati da imidacloprid, chlorpyrifos, tau-fluvalinate e cyprodinil.
Per quanto riguarda le infezioni virali, è stata rilevata un’elevata prevalenza del virus della paralisi cronica (CBPV) e del virus delle ali deformi (DWV) in tutti i campioni tranne uno. Il 71% e il 37% dei campioni risultati positivi rispettivamente a CBPV e DWV presentavano anche un’elevata carica virale (oltre 10 milioni di copie virali/ape).
La presenza di una possibile relazione tra la mortalità primaverile delle api e l’impiego di trattamenti antiparassitari in agricoltura potrebbe contribuire a comprendere meglio fenomeni complessi come la moria delle api e lo spopolamento degli alveari, che negli ultimi dieci anni hanno colpito questo settore.
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