Le autorità sanitarie internazionali raccomandano di rafforzare la sorveglianza negli uccelli selvatici e nei mammiferi
Il virus dell’influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) continua a circolare ampiamente tra gli uccelli selvatici in Europa causando un’elevata mortalità in diverse specie, mentre la situazione generale nel pollame dopo la stagione invernale è migliorata. Segnalati casi anche negli animali da compagnia, sono in corso indagini epidemiologiche su casi nei gatti in Polonia, e negli animali da pelliccia con casi in allevamenti di volpi artica e visoni in Finlandia.
Secondo l’ultimo rapporto sull’influenza aviaria dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e del Laboratorio di referenza europeo per l’influenza aviaria (EURL) presso l’IZS delle Venezie, dal 29 aprile al 23 giugno 2023, l’H5N1 ha colpito in Europa un’ampia gamma di specie di uccelli selvatici, dalle zone più settentrionali della Norvegia fino alle coste del Mediterraneo. Le autorità raccomandano di intensificare la sorveglianza attiva della malattia negli uccelli selvatici, soprattutto quelli acquatici, per meglio conoscere la circolazione dei diversi virus HPAI in natura.
A livello mondiale la variante del virus dell’influenza aviaria H5N1 più diffusa in circolazione (clade 2.3.4.4b) ha portato a un numero senza precedenti di decessi negli uccelli selvatici e nel pollame in molti Paesi in Africa, Asia, Europa e nelle Americhe. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), nel 2022, 67 paesi in cinque continenti hanno segnalato focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 nel pollame e nei volatili selvatici, con oltre 131 milioni di capi di pollame persi a causa della malattia o per abbattimento. Nel 2023, altri 14 paesi hanno segnalato focolai di HPAI, principalmente nelle Americhe, mentre la malattia continua a diffondersi un po’ ovunque. Diversi gli episodi di moria di massa segnalati negli uccelli selvatici.
La situazione epidemiologica negli uccelli in Europa
Nel periodo aprile-giugno sono stati segnalati 732 focolai in uccelli domestici (98) e selvatici (634) in 25 paesi europei. Un numero particolarmente alto di focolai è stato registrato in anatre domestiche nel sud-ovest della Francia, mentre la situazione complessiva nel pollame in Europa è al momento migliorata. Fra gli uccelli selvatici, diverse nuove specie di uccelli acquatici, principalmente gabbiani comuni e sterne (come ad esempio i beccapesci), sono stati gravemente colpiti, con un aumento della mortalità osservato negli adulti ma soprattutto nei giovani poco dopo la schiusa. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, gli uccelli marini deceduti per influenza aviare sono stati trovati sempre più nell’entroterra e non solo lungo le coste.
Secondo gli esperti, considerando l’evoluzione del virus nelle diverse specie di uccelli selvatici in Europa e l’alto numero di animali coinvolti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i focolai nei selvatici continueranno a verificarsi durante i mesi estivi. La recente identificazione di virus H5N5 di origine eurasiatica in Canada e di virus H5N1 di origine africana lungo le coste mediterranee europee indica una continua diffusione intercontinentale del virus attraverso le migrazioni di uccelli selvatici. Inoltre, va sottolineato che il numero effettivo di uccelli selvatici coinvolti negli episodi di mortalità di massa è generalmente sottostimato a causa del fatto che solo pochissimi di essi vengono testati nei laboratori diagnostici. La reale entità dell’impatto che l’infezione da virus H5N1 sta avendo in alcune specie di uccelli selvatici dovrà essere attentamente valutata nei prossimi mesi e anni.
La situazione epidemiologica nei mammiferi in Europa
I virus H5N1 attualmente in circolazione in Europa conservano un legame preferenziale per i recettori cellulari di tipo aviario; tuttavia, sono state rilevate diverse mutazioni associate ad un adattamento nei mammiferi e ad un aumento del potenziale zoonotico. I loro reali effetti sulle caratteristiche biologiche dei virus devono tuttavia essere ulteriormente studiati.
Per quanto riguarda i mammiferi colpiti dal virus H5N1, si tratta per la maggior parte di carnivori selvatici che cacciano uccelli selvatici o si nutrono di uccelli selvatici morti. Ad oggi sono almeno 26 le specie note di mammiferi ad essere state colpite. Positività sono state segnalate anche in animali domestici come cani e gatti in diversi paesi, tra cui i recenti casi in Polonia in 28 gatti domestici e un caracal in cattività, alcuni di loro con gravi forme cliniche che hanno portato alla morte. Tutti i virus responsabili di questi casi sono risultati geneticamente correlati e si raggruppano con virus già rilevati nel pollame e negli uccelli selvatici. La fonte dell’infezione rimane incerta, e finora non è stata dimostrata la trasmissione da gatto a gatto o da gatto a uomo. La presenza di anticorpi specifici verso il virus H5N1 è stata rilevata anche in cinque cani e un gatto senza segni clinici in un allevamento rurale italiano sede di un focolaio di HPAI nel pollame.
Casi di H5N1 sono stati riportati di recente anche in allevamenti di animali da pelliccia (volpi artiche e visoni) in Finlandia. Anche in questi focolai sono stati registrati animali con sintomi respiratori e nervosi e diversi decessi. I virus responsabili di questi casi saranno presto sottoposti ad un’analisi approfondita presso l’Eurl per l’influenza aviaria all’IZSVe.
I rischi per l’uomo
Tra maggio e luglio 2023 sono stati segnalati due casi di infezione da H5N1 in esseri umani nel Regno Unito, e due infezioni da H9N2 e una da H5N6 in Cina, mentre una persona infetta da H3N8 in Cina è deceduta. L’ECDC ha valutato che il rischio di infezione da virus HPAI in Europa rimane basso per la popolazione generale e da basso a moderato per le persone esposte professionalmente o per altri motivi a uccelli o mammiferi infetti (selvatici o domestici). Per ridurre ulteriormente il rischio di infezione, gli esperti raccomandano di sensibilizzare la popolazione a evitare l’esposizione ad animali morti o malati.
A livello globale la situazione desta qualche preoccupazione in più. In una dichiarazione congiunta FAO, OMS e WOAH affermano che sebbene le continue epidemie di influenza aviaria colpiscano in gran parte gli animali, i focolai rappresentano un rischio anche per l’uomo.
I virus dell’influenza aviaria normalmente si diffondono tra gli uccelli, ma il numero crescente di rilevamenti di influenza aviaria H5N1 tra i mammiferi, che sono biologicamente più vicini agli esseri umani rispetto agli uccelli, solleva la preoccupazione che il virus possa adattarsi per infettare gli esseri umani più facilmente.
Inoltre, alcuni mammiferi possono fungere da serbatoi di rimescolamento genetico per i virus dell’influenza, portando all’emergere di nuovi varianti che potrebbero essere più dannosi per gli animali e per l’uomo. Sono in corso studi per identificare eventuali cambiamenti biologici nel virus che potrebbero aiutarlo a diffondersi più facilmente tra i mammiferi, compreso l’uomo.
Azioni di prevenzione per frenare la diffusione dell’influenza aviaria
Le Organizzazioni internazionali stanno esortando i Paesi a lavorare insieme in tutti i settori per frenare la diffusione dell’influenza aviaria fra gli uccelli, attraverso azioni di prevenzione come il rafforzamento della sorveglianza negli animali selvatici e domestici, delle misure di biosicurezza in allevamento e la possibilità di usare la vaccinazione nel pollame.
Anche per i mammiferi vale la raccomandazione di aumentare la sorveglianza dei virus HPAI nei carnivori selvatici o domestici nelle aree ad alto rischio, e di evitare l’esposizione degli animali domestici carnivori ad animali morti o malati (mammiferi e uccelli).
In questa fase è fondamentale la collaborazione tra i settori della salute animale e umana in chiave One health, attraverso la valutazione congiunta dei rischi e delle misure di prevenzione e controllo, e la condivisione delle sequenze genetiche dei virus umani e animali in database pubblici.