Per gli abitanti di Grenada e Repubblica Dominicana che consumano quantità nella media di pesce marlin, simile al pesce spada, non emergono particolari preoccupazioni relative all’assunzione di metilmercurio che si accumula nelle carni. Tuttavia la fascia ristretta di popolazione che ne ha dichiarato un consumo elevato corre un rischio non trascurabile.
Sono le conclusioni di uno studio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) pubblicato di recente sulla rivista scientifica Food Control, il cui scopo era rilevare la contaminazione da mercurio nei marlin pescati nell’Atlantico centro-occidentale e valutare quindi le potenziali conseguenze sulla salute per i consumatori che vivono a Grenada e nella Repubblica Dominicana.
Lo studio, realizzato all’interno del progetto di ricerca internazionale Billfish project, ha analizzato i livelli di mercurio presenti in 145 campioni di marlin, raccolti tra dicembre 2017 e gennaio 2018 presso i principali punti di sbarco dell’areale geografico considerato, appartenenti a tre diverse specie: il marlin blu, il marlin bianco e il pesce vela.
Mercurio nei pesci predatori
Il mercurio (Hg) è un metallo rilasciato nell’ambiente sia da fonti naturali che in conseguenza all’attività dell’uomo, in particolare la combustione del carbone, l’estrazione mineraria e altre attività industriali.
Quando il mercurio entra nelle acque oceaniche può essere trasformato da alcuni microrganismi in metilmercurio (MeHg), un composto tossico in grado di danneggiare il sistema nervoso, specialmente durante il suo sviluppo.
L’esposizione umana al metilmercurio si verifica soprattutto attraverso il consumo di prodotti alimentari contaminati. A causa dell’accumulo della sostanza lungo la catena alimentare, maggiore fonte di rischio sono i grandi pesci predatori come tonni, pesci spada e marlin.
Questi infatti assorbono il metilmercurio accumulato dai pesci più piccoli di cui si nutrono, che a loro volta possono aver ingerito prede contaminate, con un conseguente aumento nella concentrazione ad ogni stadio della catena.
Concentrazioni di mercurio e abitudini di consumo
Il 12,4% dei campioni analizzati dall’IZSVe è risultato contenere quantità di mercurio superiori al limite di legge di 1 mg/kg stabilito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). I valori più elevati sono stati rilevati nei marlin blu, specie in cui il 24,2 % dei campioni analizzati ha mostrato livelli di contaminazione oltre 1 mg/kg. Tra i campioni di marlin bianco il 6,7% è risultato non conforme, mentre nel pesce vela tutti i campioni sono risultati avere livelli di mercurio sotto il limite di legge.
Per stimare il rischio per la salute dei consumatori di Grenada e Repubblica Dominicana i ricercatori dell’IZSVe hanno quindi intervistato 715 abitanti delle due isole attraverso un questionario on-line, chiedendo loro varie informazioni tra cui il peso corporeo, la frequenza settimanale con cui consumano abitualmente carne di marlin, le dimensioni delle porzioni e le specie consumate.
Con i dati raccolti relativamente ai consumi alimentari e alle concentrazioni rilevate nei campioni analizzati, è stato possibile calcolare un tasso di assunzione settimanale di mercurio (metal weekly intake rate – MWIR), che è stato poi confrontato con la dose settimanale tollerabile provvisoria (provisional tolerable weekly intake – PTWI) di metilmercurio stabilita dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), pari a 1.60 μg/kg di peso corporeo.
Il rischio per i consumatori locali
Tuttavia la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di non saper distinguere tra le diverse specie di marlin presenti sul mercato.
Date le elevate concentrazioni di mercurio rilevate in alcuni campioni di marlin blu e gli elevati consumi di marlin da parte di fasce minoritarie della popolazione locale (alcuni intervistati hanno dichiarato di consumare tra i 340 e i 660 g a settimana), il rischio di superare la dose settimanale tollerabile non è trascurabile per chi consuma frequentemente la carne di questa specie, magari senza rendersene conto.
Secondo lo studio la popolazione di Grenada e Repubblica Dominicana dovrebbe dunque essere messa in guardia contro i possibili rischi per la salute derivanti dall’assiduo consumo di questi grandi predatori marini, e in particolare le donne in gravidanza e i bambini dovrebbero evitarne completamente il consumo.
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