L’applicazione di una nuova strategia analitica potrebbe rendere più efficaci i controlli sui residui di farmaci negli alimenti e migliorare così la sicurezza alimentare dei consumatori.

I ricercatori della SCS2 – Chimica dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie hanno messo a punto un primo protocollo sperimentale per analisi multiclasse nel latte, un approccio che potrebbe essere esteso in futuro anche ad altre matrici, come muscolo e mangimi.

Dalla combinazione di una appropriata metodologia estrattiva e l’impiego di tecnologie strumentali di nuova generazione, con un’unica analisi è possibile identificare e semi-quantificare un consistente numero di molecole appartenenti a varie classi di farmaci eventualmente presenti in campioni di alimenti di origine animale, con conseguente riduzione di tempi e costi.

“Si tratta di un approccio analitico molto promettente, particolarmente efficace per monitorare e contenere il rischio chimico a maggior garanzia della salute dei consumatori” afferma Giancarlo Biancotto, chimico responsabile del Laboratorio farmaci veterinari e ricerca dell’IZSVe.

“Il latte è un alimento dal grande valore proteico e nutrizionale, di largo consumo, ma che potrebbe essere contaminato da residui di antibiotici utilizzati durante il processo di produzione. L’approccio multiclasse permette di determinare, con un’unica analisi, quali e quante di queste sostanze sono eventualmente presenti, con livello di sicurezza e un grado di accuratezza maggiore rispetto ai metodi classici, pur mantenendo tempi di esecuzione rapidi”.

Il problema dei residui di farmaci

Come nasce il problema dei residui di farmaci nel latte? Negli allevamenti di bovini da latte l’utilizzo di antimicrobici è necessario per il trattamento di malattie come la mastite; tuttavia l’uso non appropriato dei farmaci in alcuni casi, o la contaminazione accidentale in altri, possono costituire un rischio per la salute dei consumatori, benché minimo.

allevamento latte residui farmaciSu 2.570 campioni di latte analizzati in Italia nel 2016 nell’ambito del Piano nazionale residui disposto dal Ministero della Salute, sono state registrate solo 5 positività, vale a dire lo 0,2% del totale. In nessun caso le autorità sanitarie hanno registrato danni per la salute delle persone. Anche in Europa il problema è molto contenuto: i dati complessivi forniti dai Paesi membri per il 2016 riportano solo 38 positività (0,16%) su 23.934 campioni di latte analizzati.

Il metodo multiclasse sviluppato

Le classi di antibiotici che vengono ricercate con il metodo multiclasse sviluppato sono sulfamidici, chinoloni, tetracicline, macrolidi, beta-lattamici (comprendenti penicilline e cefalosporine), per un totale di circa 50 molecole strutturalmente molto differenti fra classe e classe. La tecnica strumentale si basa sulla combinazione di cromatografia liquida e spettrometria di massa, e consente di ricavare informazioni sia sulla struttura delle molecole che sulla loro concentrazione, anche quando queste sono presenti a livelli di contaminazione inferiori ai limiti di legge. Infatti la spettrometria di massa consente di rivelare anche piccole quantità di sostanze in esame riuscendo a “leggere” il loro peso e a indagarne la struttura in modo da determinare l’identità della molecola con un elevato livello di confidenza.

L’approccio multiclasse rappresenta un grande cambiamento per il settore del controllo degli alimenti. L’impiego di strumentazioni sempre più potenti e sensibili si sta diffondendo in molti laboratori europei e da qualche anno è visibile un conseguente cambio nelle strategie di campionamento, tendenza che dovrebbe rendere più efficace e omogeneo il sistema dei controlli nazionali ed europei.

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