Negli ultimi dieci anni Mycoplasma gallisepticum ha cambiato la sua sensibilità verso molti dei farmaci più comunemente prescritti per il suo contenimento. Lo afferma uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), che hanno analizzato i livelli di minima concentrazione inibente (MIC) per alcuni dei principi attivi più utilizzati per il trattamento del patogeno. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Antibiotics.
Mycoplasma gallisepticum è un patogeno importante in campo veterinario, perché altamente contagioso e responsabile di perdite economiche significative soprattutto nel settore avicolo. Oltre alle misure di prevenzione e alla vaccinazione, la terapia farmacologica degli animali infetti è una delle possibili strategie per contenere la diffusione della malattia.
La gamma di antimicrobici disponibili per il trattamento delle infezioni da Mycoplasma gallisepticum è però limitata a causa della resistenza intrinseca dei Mollicutes (classe batterica a cui appartengono i micoplasmi) a diverse classi e molecole di antibiotici (beta-lattamici, antibiotici glicopeptidici, sulfamidici, bacitracina, trimetoprim e rifampicina) in ragione della loro struttura cellulare e del loro metabolismo. Per contenere possibili fenomeni di antibiotico-resistenza, è fondamentale basare la scelta terapeutica per Mycoplasma gallisepticum in ragione dei livelli di MIC, scegliendo cioè il farmaco capace di impedire od ostacolare la crescita del patogeno con la più bassa concentrazione di sostanza.
I ricercatori dell’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe hanno utilizzato i ceppi di Mycoplasma gallisepticum – non vaccinali, isolati in Italia tra il 2010 e il 2020 – disponibili presso la ceppoteca dell’IZSVe per raccogliere i valori di MIC nei confronti delle principali molecole ad azione antibatterica (tetracicline, fluorochinoloni, macrolidi, lincosamidi) e analizzarli in prospettiva storica per individuare variazioni significative e trend di sensibilità.
Sebbene il 79,1% degli isolati di Mycoplasma gallisepticum abbia mostrato valori di MIC per enrofloxacina pari a 8 g/mL, per eritromicina, tilmicosina, tilosina, spiramicina, tiamulina e lincomicina è stata osservata una variazione statisticamente significativa nel tempo delle frequenze di MIC. I valori di MIC ottenuti indicano un ritorno alla sensibilità di Mycoplasma gallisepticum verso questi farmaci, che possono essere quindi considerati come una valevole strategia terapeutica in caso di infezione.
I ricercatori IZSVe ipotizzano che questa inversione di tendenza possa essere il risultato di una riduzione della pressione selettiva antimicrobica sul campo, a cui hanno probabilmente contribuito anche i piani nazionali di contrasto all’antibiotico-resistenza recentemente implementati dal Ministero della Salute per ridurre l’uso di antimicrobici nella produzione avicola e l’azione di sensibilizzazione, svolta anche dai veterinari IZSVe verso il comparto avicolo, all’utilizzo del farmaco in ragione proprio dei valori di MIC.
A livello europeo, i dati sulle MIC per Mycoplasma gallisepticum sono ancora limitati: l’evidenza supportata da questo studio, come da altri simili condotti dall’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe, ribadisce l’importanza di procedere all’isolamento dei micoplasmi e alla determinazione dei valori di MIC adottando un metodo standardizzato, fondamentale per ottenere dati riproducibili che consentano di confrontare le osservazioni di diversi laboratori.
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