In un contesto produttivo mondiale caratterizzato dal diffondersi di epidemie nuove e riemergenti, è importante che i professionisti operanti nell’ambito della medicina veterinaria riescano a gestire le emergenze sulla base di decisioni ragionate per ottimizzare l’utilizzo delle risorse. In particolare è importante supportare i dati sanitari con dati ricavati dall’applicazione di modelli e previsioni propri delle scienze economiche, rendendo operativo il concetto di economia sanitaria.
Nonostante le ormai diverse esperienze positive in questa direzione, è sempre più necessario creare una cultura condivisa, tra professionisti del settore veterinario, che valorizzi ulteriormente questo nuovo modo di operare. È questo il senso di NEAT – Networking to enhance the use of economics in animal health education, research and policy-making in Europe and beyond, progetto di ricerca finalizzato a formare, sia in ambito universitario che nell’ambiente lavorativo, professionisti capaci di organizzare e gestire le attività di sanità animale integrando l’evidenza scientifica con valutazioni di carattere economico.
L’obiettivo di NEAT è mettere insieme diverse realtà per creare una rete di contatti nei mondi dell’istruzione, della ricerca e dei decisori politici, per arricchire la formazione settoriale di base con la condivisione di conoscenze, metodi ed esperienze delle scienze economiche, applicate alla gestione delle problematiche di sanità animale. È un progetto finanziato dall’Unione europea e vede tra i suoi numerosi partner anche la partecipazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
Il progetto
Partito nell’ottobre del 2010, NEAT è un progetto ERASMUS LLP – Lifelong Learning Programme finanziato dall’Unione europea. Coordinato dal Royal Veterinary College (Gran Bretagna), le attività sono svolte in collaborazione con 60 partner, suddivisi in gruppi di lavoro (o work package -WP), che adempiono ai compiti definiti dal progetto. I partner provengono da tre differenti aree:
- istituzioni educative: scuole agrarie, università ed enti di formazione
- organizzazioni private: rappresentanti del mondo produttivo (aziende e associazioni del sistema agro-alimentare e dei settore di interesse veterinario; associazioni veterinarie)
- enti ed organizzazioni operanti in ambito pubblico: governo e altre autorità pubbliche (istituti di ricerca, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative, servizi veterinari regionali, servizi di controllo del territorio)
Del progetto fanno inoltre parte 41 partner associati che forniscono attrezzature e sostegno per migliorare la qualità del lavoro del consorzio.
NEAT si concluderà a settembre 2015.
Gli obiettivi
Il progetto nasce per formare professionisti sanitari anche nell’ambito dell’economia applicata alla salute degli animali a livello sia europeo che mondiale. In questo modo, organizzazioni e imprese impegnate nel settore veterinario e zootecnico avranno a disposizione professionisti capaci di rafforzare la pratica lavorativa con opportune valutazioni di carattere economico e gestionale.
Nel dettaglio, il progetto NEAT si è posto i seguenti obiettivi (tra parentesi la suddivisione per work package):
- Migliorare il coordinamento organizzativo per coloro che sviluppano i contenuti dei corsi universitari in economia della sanità animale
(tutti i WP) - Identificare le esigenze di insegnamento e formazione per laureandi, laureati e professionisti
(WP 2 e WP3) - Sviluppare di programmi di studio, contenuti di corsi, materiali didattici e di formazione per laurea, post-laurea e professionisti affermati
(WP 4) - Diffondere i materiali didattici e di formazione e dei programmi di studio
(WP 5) - Valutare la distribuzione dei materiali didattici e di formazione
(WP 6)
Il ruolo dell’IZSVe
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe, partner 17) fa parte del WP2 ed è stato coinvolto nella fase iniziale per la stesura e la somministrazione di un questionario conoscitivo finalizzato a individuare il tipo di formazione ricevuta dai professionisti europei e non solo operanti nell’ambito della sanità animale, e per rilevare quali fossero le loro esigenze formative attuali e future rispetto alla tematica dell’economia in sanità animale. Nel questionario erano inoltre presenti domande per verificare se l’organizzazione di appartenenza fornisse o favorisse la formazione in ambito di economia sanitaria animale e con quale livello di approfondimento.
Il questionario è stato diversificato a seconda delle organizzazioni di appartenenza (università, rappresentanti del mondo produttivo, enti pubblici) ed è stato poi trasmesso ai partner del progetto per la somministrazione nei diversi Paesi. In Italia è stato distribuito ai professionisti di Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani, Servizi veterinari regionali, ministero della Salute e associazioni di categoria.
La rilevazione è avvenuta via e-mail dal 20 maggio al 14 giugno 2013. In totale, hanno risposto all’indagine un totale di 264 persone (39%). La maggior parte delle risposte è stata data da istituzioni educative, 86 risposte sono pervenute da organizzazioni private, mentre 77 da enti pubblici. Si è constatato che l’uso dell’economia applicata alla sanità animale è diffuso tra tutti i partecipanti al sondaggio e costituisce una parte rilevante della loro attività professionale. Tuttavia, le opportunità di formazione in questo campo risultano scarse. Gli organismi pubblici e gli enti formativi risultano interessati all’impatto economico e alle decisioni di intervento in ambito di sanità animale, mentre i rappresentanti del mondo produttivo sono più interessati all’aspetto economico gestionale.
Successivamente, nel mese di agosto 2013, l’IZSVe è stato coinvolto per svolgere un lavoro di revisione della letteratura esistente sui metodi, le tecniche e i concetti economici in sanità animale. Nel complesso è emerso che gran parte delle pubblicazioni trattano malattie animali altamente contagiose (per esempio: afta epizootica, peste suina classica, influenza aviaria), anche in Paesi industrializzati dove di solito non sono endemiche. I bovini risultano la specie più studiata. Metà delle pubblicazioni fanno riferimento alla situazione europea, mentre hanno un ruolo dominante le pubblicazioni provenienti da Regno Unito, Paesi Bassi e Stati Uniti. I risultati suggeriscono che in tale ambito c’è ancora spazio da dedicare allo sviluppo di bibliografia nuova o aggiornata.
Infine, con riferimento ai libri di testo in materia, ne risultano pochi e alcuni di questi non sono recenti.
Per approfondire
- Vai al sito web di progetto: www.neat-network.eu
- Coordinatore: prof. Jonathan Rushton, Royal Veterinary College (Gran Bretagna)
- Referente per l’IZSVe: Sabrina Sartore – SCS4 – Epidemiologia, servizi e ricerca in sanità pubblica veterinaria – ssartore@izsvenezie.it