Le zecche possono trasmettere diverse malattie all’uomo e agli altri animali, e anche nella fauna selvatica possono essere presenti i patogeni trasmessi da questi parassiti. Per questo gli animali selvatici possono fungere da “sentinelle”, ovvero da indicatori della presenza o meno di questi patogeni sul territorio. Utilizzare animali sentinella anziché analizzare direttamente le zecche potrebbe essere vantaggioso per la sorveglianza delle malattie trasmesse da questi vettori, in quanto permetterebbe di reperire i campioni in modo più agevole e conveniente dal punto di vista economico.

Sorveglianza patogeni trasmessi da zecche

Le zecche possono trasmettere diverse malattie agli animali e all’uomo. Per controllare la presenza di queste malattie nella provincia di Belluno tra il 2011 e il 2016 sono stati effettuati dei piani di sorveglianza dall’ULSS1 Belluno in collaborazione con l’IZSVe, che hanno portato all’individuazione di 9 diversi patogeni nelle zecche.

Queste sentinelle però non possono essere le volpi, almeno per quanto riguarda il contesto specifico dell’Italia nord orientale. È la conclusione di uno studio effettuato da ricercatori del Laboratorio di parassitologia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) che ha confrontato i patogeni rilevati in 2.578 esemplari di zecche dei boschi (Ixodes ricinus) raccolti nella provincia di Belluno con quelli identificati in 97 campioni di milze di volpi provenienti dalla stessa area geografica. Al contrario di quanto emerso da studi precedenti a livello italiano ed europeo, nessuno dei patogeni trovati nelle zecche è stato rilevato anche nelle volpi.


La sorveglianza dei patogeni trasmessi dalle zecche

Per controllare la presenza di patogeni trasmessi dalle zecche nella provincia di Belluno sono stati effettuati negli scorsi anni dei piani di sorveglianza finanziati dalla Regione del Veneto e realizzati dall’ULSS1 Belluno in collaborazione con l’IZSVe. Nellazona alpina e prealpina è infatti particolarmente diffusa la zecca dei boschi, che in questo territorio trova un’ambiente ideale per riprodursi grazie al clima umido e alla presenza di molti animali selvatici sui quali nutrirsi.

Durante il periodo 2011-2016 grazie ai monitoraggi sono stati raccolti da 38 siti diversi della provincia 330 larve, 1.984 ninfe e 264 adulti di Ixodes ricinus. Il Laboratorio di parassitologia dell’IZSVe ha sottoposto le ninfe e gli adulti a screening con metodiche molecolari, individuando 9 diversi patogeni:

  • Rickettsia helvetica (3,69% del campione)
  • Anaplasma phagocytophilum (3,39%)
  • ‘Candidatus Neoehrlichia mikurensis’ (1,73%)
  • Borrelia afzelii (1,51%)
  • Borrelia burgdorferi s.s. (1,25%)
  • Rickettsia monacensis (0,49%)
  • Borrelia garinii (0,18%)
  • Borrelia valaisiana (0,18%)
  • Babesia venatorum (0,04%)
Ixodes ricinus

Al contrario di quanto ci si poteva aspettare, nessuno dei patogeni trovati nelle zecche è stato rilevato nei campioni di 97 volpi analizzate, abbattute o rinvenute morte nella stessa zona tra il 2015 e il 2017. La ricerca ha quindi dimostrato che le volpi non possono essere utilizzate come animali sentinella per monitorare i patogeni trasmessi da zecche.

Com’era prevedibile gli adulti erano i più infetti: nel 27,6% era presente almeno un patogeno rispetto al 7,3% delle ninfe. Le larve invece sono state raccolte e sottoposte a screening solo nel primo anno: solo due pool, ovvero larve analizzate in gruppi di massimo dieci esemplari, sono risultati positivi per Rickettsia helvetica.


Le volpi non sono buone “sentinelle”

Precedenti studi svolti nell’Italia centrale, in Austria, Ungheria e Romania hanno rilevato la presenza di patogeni trasmessi da zecche nelle volpi, in particolare del patogeno Anaplasma phagocytophilum. Per questo motivo i ricercatori dell’IZSVe hanno confrontato i dati emersi dalle analisi sui campioni di Ixodes ricinus con quelli emersi dall’analisi sui campioni di milze di 97 volpi abbattute o trovate morte nel periodo 2015-2017, disponibili grazie ad altre attività di sorveglianza epidemiologica in corso nella stessa area.

Al contrario di quanto ci si poteva aspettare però nessuno dei patogeni trovati nelle zecche è stato rilevato nelle volpi, che invece sono risultate per la maggior parte positive a Babesia cf. microti (54% dei campioni). La ricerca ha quindi dimostrato che le volpi non possono essere utilizzate come animali sentinella per monitorare i patogeni zoonotici trasmessi da zecche, almeno per quanto riguarda l’area oggetto di studio. L’alta prevalenza di Babesia cf. microti nelle volpi e la sua assenza in zecche suggerisce inoltre che Ixodes ricinus non sia vettore di questo patogeno.

I risultati dello studio sono stati pubblicati nella rivista scientifica Parasites & Vector.

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